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Il flop di Copenaghen tra retorica, errori scientifici e manipolazione dei dati
Di Admin (del 25/12/2009 @ 19:08:25, in News, linkato 1998 volte)
Non sono infatti le emissioni dei Paesi emergenti a costituire il problema. Se si vuol abbattere l'inquinamento del pianeta bisogna cominciare col farlo negli Usa, in Cina e, a seguire, in India, in Messico, in Brasile.  La Conferenza ha constatato molte cose importanti di cui occorrerà tener conto. Prima di tutto è emerso che non è all'ordine del giorno la fine della civiltà industriale basata sul carbone, che include la siderurgia, la metalmeccanica, la petrolchimica. La carbon free non è pronta. Il potere politico infatti non ha imboccato la strada del nucleare che è il modo vero per ridurre il Cot. Si è visto che la green industry è molto esile: lo costatiamo con un pizzico di ironia proprio nel momento in cui propongono una nuova generazione di biciclette con pedalata assistita, messe a punto da un italiano.
Non voglio buttarla sullo scherzo, l'argomento è troppo serio, ma occorre riconoscere che non si vive di reti digitali intelligenti, peraltro carissime, che dovrebbero sostituire tutti gli elettrocondotti, le grandi reti energetiche eccetera. Non basta che l'Enel abbia delle tecnologie per chiudere nelle miniere dismesse il Cot in eccesso. La conferenza di Copenaghen è nata ed ha sviluppato in modo abnorme le attese sulla base di una cattiva cultura. Non so ancora come finirà, ma Al Gore ha già proposto di fare un nuovo summit in Messico a metà dell'anno. Anche lì non succederà però nulla di nuovo, se non verrà rimossa la teoria della responsabilità umana global warming. Se vogliamo fare davvero qualcosa, dobbiamo compiere uno scrupoloso approfondimento scientifico del problema e smetterla di consegnarci agli apocalittici di professione. 
A Copenhagen proprio questa è mancata, e quindi è diventato insensato favorire l'arrivo di decine di migliaia di giovani da tutto il mondo. L'unico effetto che si è raggiunto è stato quello di eccitarli e di lanciarli contro la polizia, guidati dai black bloc. Le questioni da affrontare per essere risolte hanno bisogno prima di tutto di buona scienza e non del piagnisteo, per giunta talora violento, sull'ingiustizia economica. In questo quadro l'Europa deve ripensare a chi affidarsi, non può mettersi nelle maniè scoppiato uno scandalo sovranazionale. Basta leggere l'Herald Tribune di lunedì dove si ricorda che «al seguito delle rinnovabili arrivano le frodi». E si citano fra i Paesi dove sono avvenute illegalità: Italia, Spagna e Portogallo.
Lo smacco è terribile. Non si può continuare a percorrere piste sbagliate. Ci si romperebbe la testa. Chi ha posto il problema nel modo giusto è il presidente ceco Vaclav Klaus. L'Italia deve prepararsi ad una stagione di smascheramento dedelle lobby di tendenza del Cancelliere dello Scacchiere, di un maturo Principe ereditario, degli enarchi di Parigi e di Legambiente e Greenpeace a Roma. Così si crea solo frustrazione e retorica. In Italia, ad esempio, un'opinione diversa esisteva: basta vedere cosa hanno scritto liberai e ilFoglio e le analisi del centro Bruno Leoni. Ci sono poi illustri scienziati: da Antonino Zichichi a Franco Prodi, a Franco Battaglia. E anche nel mondo politico non è mancato lo scetticismo, basti pensare il presidente della Commisione Ambiente del Senato, Antonio D'Alì. Lo stesso governo è apparso fra i meno demagogici e dogmatici: penso ad alcune obiezioni che all'inizio dell'anno vennero dal ministro Prestigiacomo e dallo stesso Berlusconi. Nonostante ciò però l'Italia non ha giocato alcun ruolo. Non ha pesato. Vorrei ricordare poi che sull'eolico grande circo che è stato creato. La green economy riconosca che per il momento è largamente chimerica. Dobbiamo chiedere verifiche esterne alle analisi dell'Iccp, che ha dato vita anche a delle vere e proprie manipolazioni. Prima di Copenaghen dovevamo organizzare in Italia, a Volterra, un incontro che ponesse la questione del pianeta in modo diverso. Volevamo invitare Vaclav Klaus, uomini politici come Casini e D'Alì, numerosi grandi scienziati e tutti coloro che a livello internazionale sono scettici sul global warming. Questo convegno avrebbe dovuto contestare le basi scientifiche di Copenhagen. Purtroppo non è stato fatto. Qualcuno ha pensato che non che non ce l'avremmo fatta a mettere in discussione i presupposti scientifici del vertice sul clima. I fatti hanno dimostrato che avremmo dovuto organizzare proprio questo.
 
Da Dl, 18 dicembre 2009
 

di Carlo Ripa di Meana