Soprattutto un altro modo di discuterne sarebbe auspicabile.
Da qualche tempo, alcuni talk show evidentemente preoccupati dal crescente disinteresse da parte dei telespettatori stanchi delle risse tra politici, hanno proposto un tema indubbiamente più interessante: l’impiego della carne nell’alimentazione.
Un’opera doppiamente meritoria; sia perché, appunto, per una sera non abbiamo visto volare accuse reciproche da parte di personaggi molti dei quali siamo felici di non avere come vicini di casa, sia perché – in effetti – il tema è importantissimo e di grande attualità.
Il problema, però, nasce sulla cifra che si è voluta dare alla questione. La stessa dei dibattiti politici: la caciara fa audience.
Un giornalista – a nostro avviso – senza particolari titoli ad occuparsi dell’argomento, Giuseppe Cruciani, al quale è stato affidato il ruolo di volpe, rincorso da un branco di Foxhound inferociti.
Un argomento tanto importante quanto delicato trattato alla stregua polemica di un rigore non concesso dall’arbitro o della segnalazione di un fuorigioco inesistente.
Ci dispiace molto che ciò sia avvenuto e, soprattutto, denunciamo il danno provocato ad un argomento che meriterebbe, invece, la seria attenzione dei media; anche in considerazione del crescente interesse da parte dei consumatori, coscienti che attraverso il cibo passa gran parte dello stato di salute nostro e dei nostri cari.
La qualità e quantità di carne assunta, che è un argomento al quale si interessano quotidianamente ricercatori in ogni parte del mondo è diventato alla stregua della concorrenza tra contrade cittadine il giorno del palio.
Denunciamo un’evidente contraddizione nella scelta operata dagli autori di queste trasmissioni che, spesso, si prestano a raccolte di fondi a favore – ad esempio – della ricerca sui tumori. Quasi una forma di schizofrenia nella quale da un lato si esorta lo spettatore a finanziare la ricerca e, dall’altro, si finge che il frutto di questa ricerca non sia un’allerta sulle conseguenze, nocive per la salute umana, dell’assunzione di proteine animali.
Per un verso si raccolgono fondi e si lanciano appelli di sensibilizzazione sulle conseguenze di natura ecologica di alcune pratiche umane ritenute dannose, per un altro verso, invece, non si coglie il nesso tra l’aumento di CO2 e la relativa incidenza sul tema degli allevamenti intensivi, con i suoi annessi e connessi che vanno dal consumo di acqua e allo smaltimento delle deiezioni animali.
Un bovino – e non certamente per colpa sua – restituisce una frazione minima delle proteine che ha assunto; questo vuol dire uno spreco enorme di risorse in un mondo in cui gran parte della popolazione mondiale non ha di che nutrirsi.
In molti paesi il costo dei cereali è aumentato proprio a causa della concorrenza dell’industria della carne che richiede quantitativi crescenti di mangimi per il mercato, indubbiamente più ricco, delle bistecche.
Questi sono solo alcuni spunti da considerare affrontando il tema del consumo di carne; spunti ai quali non possiamo non aggiungere quello relativo alla considerazione che la crisi provoca andamenti deflattivi che, abbassando i prezzi, fatalmente abbassa il livello qualitativo della carne immessa sul mercato.
Lo sviluppo, in parte frenato dalla crisi dell’economia, cosiddetta occidentale, dell’Est asiatico, inoltre, provocherà anche per la carne ciò che è accaduto per il petrolio e l’acciaio; ovvero lo spostamento delle risorse da parte dei paesi produttori verso mercati più floridi, innescando per l’Europa e soprattutto per i paesi più poveri, un aumento del costo della materia prima insostenibile e foriero di ulteriore abbassamento della qualità.
Non è un caso, ad esempio, se alcune riviste entreneuse che trovi dal parrucchiere e che trattano temi legati al benessere fisico, è iniziata una campagna di rivalutazione delle uova, come fonte di proteine animali a basso costo.
Un argomento così vasto, e delicato, andrebbe trattato più approfonditamente di quanto potremmo fare qui, in conclusione vorremmo solo dire che esistono soluzioni serie al problema posto, soprattutto equilibrate.
Soluzioni scientificamente valide, tecnicamente testate e che, come sempre in medium stat virtus, con buona pace per gli autori e conduttori di Tagadà, l’Aria che tira e Fuori Onda.
Cereali - Centre for the Research in the Alimentary field